Gli scienziati hanno scoperto che l’attività fisica permette agli scimpanzé anziani di vivere autonomamente più a lungo.
Con l’invecchiamento tendiamo a muoverci di meno e ciò peggiora involontariamente le nostre condizioni di salute. Questo fatto vale anche per gli scimpanzé anziani. Infatti, gli studiosi hanno notato che gli individui inattivi sono meno autonomi e vivono di meno rispetto a quelli che hanno la possibilità di muoversi liberamente in mezzo la natura. Le osservazioni eseguite rivelano molto anche sul nostro tipo di invecchiamento.
Simili all’uomo
I primati, come scimpanzé e gorilla, sono evolutivamente molto simili all’uomo. Per questo motivo, alcuni studi biologici su una specie possono aiutare a capire anche l’altra. Ad esempio, i ricercatori hanno notato che gli scimpanzé anziani tenuti nelle strutture di laboratorio sviluppano sintomi e patologie di invecchiamento simili a quelle che compaiono nell’uomo con l’avanzare dell’età.
La comparsa di patologie cardiache o diabete negli scimpanzé anziani hanno stupito i ricercatori confermando che questi animali hanno una biologia simile alla nostra. Lo studio del loro processo di invecchiamento può quindi rivelare molto anche su come la nostra specie può giungere all’anzianità mantenendo un buono stato di salute e di autosufficienza.
Scimpanzé anziani
Gli studiosi hanno notato che gli scimpanzé anziani che non potevano svolgere un’adeguata vita attiva sviluppavano patologie legate al tradizionale invecchiamento. Invece, gli individui in natura o ospitati presso i santuari africani (dove avevano la possibilità di muoversi liberamente), vivevano molto più a lungo ed avevano una qualità di vita migliore rispetto agli individui inattivi.
Un caso esemplificativo è quello legato allo scimpanzé chiamato “zia Rose”. Questo individuo ha vissuto fino a 63 anni (quasi il doppio rispetto a quanto si pensasse in precedenza) e quasi fino agli ultimi anni della sua vita è stata in grado di procurarsi il cibo da sola e di spostarsi in autonomia. Il grado di salute mantenuto è straordinario se si pensa che in natura gli scimpanzé devono anche spostarsi di diversi chilometri per trovare il cibo.
I gorilla e l’osteoporosi
Gli studi sui processi di invecchiamento non si sono limitati agli esemplari di scimpanzè anziani. Infatti, i ricercatori hanno provato ad analizzare anche l’invecchiamento tra altri primati, come ad esempio i gorilla. Nello specifico, sono stati analizzati gli scheletri di alcuni esemplari deceduti nel Parco nazionale dei Vulcani in Ruanda.
Gli scienziati hanno potuto constatare che le ossa dei gorilla non perdono forza come invece accade per l’uomo. Le ossa si indeboliscono comunque, ma il fatto di continuare a spostarsi per cercare cibo e, probabilmente, il tipo di alimentazione ricca di calcio, permette di avere meno casi di osteoporosi tra questi grandi ed affascinanti primati.
Una qualità di vita migliore
Le osservazioni fatte dagli scienziati sugli scimpanzé anziani hanno svelato alcuni fattori che permettono di raggiungere la terza età con una qualità di vita migliore. Il segreto non è tanto quello di continuare a fare gli sforzi come in gioventù (i segni dell’età si fanno sentire comunque), quanto piuttosto quello di non rimanere inattivi e di continuare a svolgere attività che tengono in allenamento la mente e il corpo.