Cosa sono le micoproteine?

Le micoproteine sembrano le candidate più promettenti nel mondo delle fonti di proteine alternative per il nostro organismo. La ricerca di nuove opzioni è dettata da più motivi: in primis, il forte impatto sul clima della produzione di carne e prodotti caseari, fonti di proteine animali; poi, ci sono i problemi legati alla salute, quelli legati all’eccessivo consumo di carne e le incognite a livello nutrizionale delle fonti di proteine vegetali con cui si vorrebbero sostituire bistecche e hamburger; infine, c’è la questione di gradimento dei consumatori. A tutto ciò si intreccia la crescita della popolazione globale destinata ad arrivare a 11 miliardi di persone entro il 2050. Come garantire a tutti un’appropriata razione di proteine senza impattare sul pianeta?

Micoproteine, un identikit
Una delle soluzioni al momento più papabili sembrano essere proprio le micoproteine. Si tratta, di fonti ad alto contenuto di proteine che, come suggerisce il nome, vengono coltivate a partire da un particolare fungo (in greco mykos significa appunto "fungo") appartenente alla stessa famiglia dei comuni funghi che serviamo a tavola. Viene ricavato da un processo di fermentazione naturale che ha un impatto minimo a livello ambientale.
In particolare, la micoproteina viene estratta dai miceli, le radici del fungo. A scoprirla sono stati alcuni scienziati britannici negli anni Settanta, durante la ricerca di nuove fonti di proteine. Non può essere inclusa nelle categorie delle proteine animali o vegetali, ma risulta più simile alle prime avendo una consistenza simile a quella della carne. Una caratteristiche che potrebbe renderla un’alternativa più accettabile per i carnivori rispetto alle proteine vegetali nella transizione verso diete più sostenibili per il pianeta. In giro per il mondo, alcune aziende hanno già cominciato a sfruttarle per produrre sostituti di hamburger, salsicce e filetti.
Valori nutrizionali eccellenti
Un altro punto a favore delle micoproteine è l’alta concentrazione di sostanze nutrienti per l’organismo. A partire, ovviamente, dalle proteine: secondo alcuni produttori, ne conterrebbero più delle uova. Per quanto riguarda gli aminoacidi essenziali sarebbero al livello dei latticini. Si sostiene che siano addirittura migliori del siero del latte e della caseina nello stimolare la sintesi proteica muscolare. Offrirebbero, poi, più ferro della carne di manzo, più fibre dell’avena e più potassio delle banane. In aggiunta, hanno un basso contenuti di grassi, colesterolo, sodio e zuccheri e aiuterebbero a mantenere bassi i valori della glicemia dopo i pasti.
Un alleato per clima e ambiente
Ultimo vantaggio, ma non meno rilevante, delle micoproteine è il basso impatto su clima e ambiente. In alcuni casi, è necessario meno di un giorno a un fungo per fermentare, crescere ed essere raccolto. Un processo molto più efficiente e meno inquinante di quelli che caratterizzano allevamenti intensivi per la carne e agricoltura per le alternative vegetali tra emissioni, uso di terra e di acqua.
Un articolo scientifico sulle micoproteine pubblicato su Science Direct spiega che la loro produzione genera emissioni di gas serra dieci volte inferiori rispetto a quella di carne bovina e quattro volte inferiori rispetto alla carne di pollo. Inoltre, si consuma 20 volte meno acqua e 23 volte meno terra rispetto all’allevamento. Non mancano, però, alcuni fronti critici: dovranno essere fatti ulteriori studi per risolvere alcune difficoltà che rimangono nella produzione e andrà capito come eliminare le reazioni allergiche che il loro consumo provoca in alcune persone. Superati questi ostacoli, questo superfungo potrebbe avere tutte le carte in regola per affermarsi nel settore alimentare.

Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food
Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food