Che differenza c'è tra olio extravergine e olio EVO?

Olio EVO è un acronimo e sta per Olio Extravergine d’Oliva. È un nome abbreviato, utilizzato per distinguere il pregiato olio extravergine dal più scarso e semplice olio di oliva. Va da se, allora, che nella sostanza non c’è alcuna differenza tra olio extravergine e olio EVO. Con le due denominazioni, insomma, si fa riferimento allo stesso identico prodotto e si tratta, dunque, di una mera scelta linguistica in uso per comodità e consuetudine.

Cosa vuol dire olio extravergine di oliva
L’olio extra vergine di oliva è uno dei prodotti a marchio Made in Italy più apprezzati al mondo e rispetto al quale il nostro Paese vanta una lunga tradizione ed esperienza. Si tratta di un olio di qualità superiore, ottenuto dalla spremitura di sole olive sane e senza aggiunta di nessuna altra sostanza.
Caratteristiche dell’olio EVO
I regolamenti comunitari stabiliscono chiaramente quali siano i parametri che rendono un olio di qualità superiore, quindi un extravergine o EVO. Oltre alla scelta dell’oliva sana, e cioè che non abbia mai toccato terra, è fondamentale considerare:
- il grado di acidità dell’olio ottenuto, che deve essere inferiore allo 0,8 per 100 grammi;
- l’esame organolettico del prodotto finito che vale a dire l’insieme delle sensazioni olfattive e gustative che distinguono l’olio e che devono ricordare in tutto e per tutto il gusto e il profumo dell’oliva.
Quando l’olio all’assaggio presenta difetti e i parametri non sono considerati soddisfacenti, anche se si tratta di un olio prodotto secondo i crismi comunitari, non può essere catalogato come extra vergine d’oliva, ma viene declassato a olio vergine.
Olio extravergine e olio Evo: le differenze
Dato per assodato che extravergine ed EVO sono tra loro sinonimi e che quindi indicano lo stesso identico prodotto, vale la pena capire la differenza che passa, invece, tra il pregiato olio extravergine di oliva e il più semplice olio vergine.
Per olio vergine di oliva si intende, infatti, un prodotto oleico che non soddisfa pienamente i parametri di cui sopra. Ha cioè dei difetti dal punto di vista organolettico e un’acidità maggiore rispetto all’extravergine, che si attesta sui 2 grammi ogni 100 di prodotto finito.
