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Bacche di acai, l’aumento della domanda minaccia la biodiversità dell’Amazzonia

Bacche di acai, l’aumento della domanda minaccia la biodiversità dell’Amazzonia

Le sempre più ampie coltivazioni di questo superfood originario della foresta amazzonica stanno mettendo a rischio la ricchezza della vegetazione.

Un superfood con effetti collaterali sull’ambiente. Le bacche d’acai stanno diventando una minaccia per la biodiversità di alcune aree della foresta amazzonica, regione d’origine del frutto. Il motivo? La crescente domanda di questi frutti nel mondo per uso alimentare, ma anche per la cosmesi. Quest’impennata ha fornito un’altra ragione economica per deforestare e fare spazio alle piantagioni. Coltivazioni che, tuttavia, stanno impoverendo in modo preoccupante la rigogliosa vegetazione, soprattutto nella zona della foce del Rio delle Amazzoni.

Le sempre più ampie coltivazioni di bacche di acai nella foresta amazzonica stanno mettendo a rischio la ricchezza della biodiversità in molte aree

Bacche di acai, cosa sono?

Le bacche di acai sono molto simili agli acini dell’uva nera, ma di dimensioni ridotte, con meno polpa e un singolo seme. Crescono su piante simili alle palme, presentandosi in grappoli da oltre 800 frutti. Negli ultimi anni hanno riscosso una notevole popolarità grazie al trend social delle acai bowl, coppe di macedonia con cereali e frutta secca servite con un composto a base di purea o polvere di acai. Sono considerate un superfood per la loro ricchezza di nutrienti. Tra questi spiccano in particolare le antocianine, antiossidanti che aiutano a contrastare i danni che le cellule del nostro organismo possono subire nel tempo.

Biodiversità a rischio

Se da un parte preverrebbero i danni, dall’altra le bacche di acai li stanno provocando. Il loro forte successo sta determinando un aumento della domanda. Per soddisfarla, si stanno ampliando le estensioni delle aree amazzoniche dedicate a questa coltivazione a scapito delle altre numerosissime specie autoctone che costituiscono la ricca biodiversità della foresta amazzonica. A lanciare l’allarme è stato uno studio pubblicato sulla rivista Biological Conservation. Solo nel decennio appena passato, le esportazioni di bacche di acai sono aumentate del 14,38 percento, passando da 40 a quasi 6mila tonnellate. Si stima che il settore sia cresciuto del 51 percento nel 2019 e nel 2020.

Paesaggi che cambiano

Il problema riguarda soprattutto le foreste lungo le aree golenali nei pressi della foce del Rio delle Amazzoni. Si parla in particolare dello Stato brasiliano di Pará, tra i più grandi esportatori di questo superfood. Per produrre più frutti, le palme da bacca di acai hanno infatti bisogno di due elementi: luce intensa e soprattutto molta acqua. Per questa ragione, lungo le rive del corso d’acqua, il paesaggio sta cambiando con la nascita di vere e proprie monoculture.

L’abbondanza di alberi e la ricchezza di specie – riferisce lo studio – sta consistentemente calando mano a mano che le coltivazioni di acai crescono, con alcune aree coltivate ormai dominate dalle bacche e quasi prive di qualsiasi altra specie. Di conseguenza, i paesaggi caratterizzati da un’alta intensità sono ampiamente impoveriti in termini di sottobosco, canopia arborea e di sviluppo di nuove specie di alberi”.

Le soluzioni dei ricercatori

Per molti agricoltori dell’Amazzonia, le bacche di acai sono diventate una nuova opportunità economica e, quindi, una possibilità per migliorare le proprie vite. Per conciliare prosperità locale e rispetto della biodiversità, tuttavia, bisognerà incanalare l’attività lungo i binari dell’agricoltura sostenibile. Lo chiedono gli stessi ricercatori che hanno lanciato l’allarme. Necessari saranno anche regolamenti più stringenti per gli agricoltori, visto che le limitazioni già introdotte negli ultimi anni da enti come il Dipartimento per l’ambiente del Pará sono state tranquillamente aggirate. “Da un punto di vista economico e sociale – ha detto Ima Vieira, una delle coautrici dello studio –, non ci sono dubbi che la crescente domanda di bacche di acai abbia migliorato di molto le vite degli abitanti lungo il fiume. Questo è il motivo per il quale c’è bisogno di agire con attenzione a livello di politiche pubbliche”.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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