Gli alberi sono grandi alleati contro il cambiamento climatico, ma se piantati nelle zone sbagliate possono creare più problemi che altro.
Siamo abituati a pensare che piantare alberi significhi promuovere la lotta al cambiamento climatico, ma la questione risulta più complessa. Secondo uno studio pubblicato in Nature Communications, infatti, la riforestazione indiscriminata può rivelarsi controproducente perché i fattori da considerare sono diversi. Gli scienziati hanno, dunque, messo a punto degli strumenti per individuare le zone migliori da ricoprire di verde e ora le autorità competenti sono chiamate a regolarsi di conseguenza.
Piantare alberi contro il cambiamento climatico
A concentrarsi su cosa significhi concretamente piantare alberi per rallentare il cambiamento climatico ci ha pensato un team di Clark University, ETH Zurich e The Nature Conservancy. I ricercatori hanno evidenziato che, per quanto le piante siano in grado di assorbire CO2, prima di procedere alla riforestazione è necessario considerare anche altri aspetti. La variabile più importante è rappresentata dall’albedo, ovvero dalla capacità della superficie terrestre di riflettere la radiazione solare, limitando l’assorbimento di calore.
In alcune aree del pianeta piantare nuovi alberi significa ridurre tale effetto in modo significativo e appare, quindi, controproducente. Le equazioni che non tengono conto di questo parametro finiscono, secondo quanto riportato nel lavoro, per sovrastimare di una percentuale compresa tra il 20 e l’80% le potenzialità rinfrescanti degli alberi.
In che modo gli alberi aiutano a fermare il cambiamento climatico?
Il nuovo studio non nega che gli alberi siano una risorsa importante nella lotta al cambiamento climatico, ma sottolinea la necessità di procedere ai piani di riforestazione in modo razionale. In molte regioni tropicali, fra cui rientrano la Foresta Amazzonica e quella pluviale del Congo, aggiungere nuovi vegetali significa migliorare lo stoccaggio di carbonio, senza influire in modo significativo sull’albedo.
Le aree dove l’effetto è più importante sono, invece, quelle ricoperte da neve e ghiaccio. Tali sostanze, quando rimangono pure e pulite, hanno, infatti, la capacità di riflettere fino al 90% delle radiazioni solari. Anche nelle zone semiaride, come savana e praterie temperate, la riforestazione deve essere, poi, gestita con attenzione.
Alberi e cambiamento climatico: una mappa
I ricercatori sperano che il nuovo lavoro aiuti a comprendere meglio come e dove gli alberi possono aiutare a contrastare il cambiamento climatico. Per gli addetti ai lavori è stato messo a disposizione uno strumento che consente di valutare l’impatto congiunto di riforestazione e albedo nelle diverse zone del pianeta. Susan Cook-Patton, autrice senior, ha sottolineato che lo studio ha colmato un importante gap nella ricerca.
Esso dovrebbe, infatti, aiutare le autorità competenti a pianificare una più oculata distribuzione delle risorse. Dato che piantare alberi ovunque rimane impossibile a causa di mancanza di tempo, risorse economiche e forza lavoro, poter sapere su quali aree concentrarsi si rivela fondamentale. L’obiettivo appare, insomma, ottenere i massimi benefici con i minori investimenti.
Gli autori dello studio hanno sottolineato che le nuove scoperte non devono essere fraintese: gli alberi rimangono un’importante baluardo nella battaglia contro il cambiamento climatico. Ripristinare la copertura arborea significa, per altro, favorire il benessere di umanità e pianeta in modi che vanno ben oltre l’assorbimento di gas serra. Le foreste fanno, infatti, da toccasana per flora e fauna, mentre purificano l’aria e favoriscono la resilienza alimentare e idrica.