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20 milioni di dollari per tornare sulla luna

20 milioni di dollari per tornare sulla luna

Il monte premi totale ammonta a 30 milioni di dollari, 20 per il vincitore, 5 per il secondo arrivato e altri 5 come bonus. Lo scopo è quello di alimentare la corsa allo spazio da parte di aziende private, già orientate verso il nostro satellite per i più svariati motivi, non ultimo l’estrazione mineraria sul suolo lunare. Dal suo lancio nel 2007 a oggi le società rimaste in gara sono passate da più di due dozzine ad appena 5, mentre la deadline si avvicina sempre più velocemente.

384.400 km per la luna e 500 metri extra

Il primo numero è la distanza che separa il nostro pianeta dalla luna, poco meno di 400 mila chilometri, una cifra che può far paura, ma che a circa 30 volte la velocità di un proiettile si percorrono in una manciata di ore. E poi? Il Google Lunar X Prize, per essere vinto, richiede il raggiungimento di diversi traguardi: posizionare con successo un veicolo spaziale sulla superficie della luna, far muovere un rover - la controparte lunare dei robot su marte - per 500 metri e inviare un video in alta definizione della superficie del satellite sulla terra.

Il tempo sta cominciando ad essere agli sgoccioli, in ogni caso, entro la fine del 2017 i partecipanti dovranno riuscire a lanciare la propria missione, un limite improrogabile che comincia a mettere sotto pressione i partecipanti. Siamo di fronte ad una nuova corsa alla luna, che ricorda molto i tempi delle missioni Apollo che tra gli anni 60 e 70 portarono l’uomo sulla luna. Con una importantissima differenza questa volta: solo società private possono partecipare alla gara, dimostrando che almeno il 90% del loro budget sia stato versato dai nuovi imprenditori dello spazio.

I cinque rimasti e l’esperimento italiano

Ad oggi sono rimaste solo 5 i team ancora in lizza per l’ambito premio.
C’è la SpaceIL, israeliana, prima squadra ad aver ricevuto verifica e approvazione per il loro contratto di lancio nel 2015 con la SpaceX di Elon Musk. Per gli Stati Uniti invece gareggia la Moon Express, seconda per ora, ma che si prefigge di rendere economicamente vantaggiose le missioni private sulla luna, in modo da rendere le sue risorse finalmente accessibili. La Synergy Moon invece ha un respiro internazionale, potendo contare su esperti da tutto il mondo, prefiggendosi come obiettivo l’atterraggio di un lander e di un rover sulla superficie del satellite nella seconda metà del 2017.

Teamindus, al quarto posto, è la squadra che sta portando avanti la bandiera indiana in questa competizione, assicurandosi un contratto con la Indian Space Research Organization, in programma per il 28 Dicembre con tempi strettissimi. Ed è proprio questo il team che ospiterà un esperimento tutto italiano, il Lab2Moon Experiment, ideato da 4 ragazzi di Napoli. L’obiettivo è verificare come i batteri possano comportarsi da scudo per le radiazioni.
Infine il team giapponese Hakuto, che sfrutterà lo stesso vettore della missione indiana, che tenterà l’allunaggio con un rover e uno scopo simile a quello della Moon Express: scoprire se sia realmente praticabile l’estrazione mineraria sulla luna.

Ora non resta che mettersi comodi e aspettare, chi riuscirà a replicare l’emozione che oltre 40 anni fa ha portato l’uomo così lontano dal suo pianeta natale?

Fonti: focus.it - lunar.xprize.org - teamindus.in - techcrunch.com


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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