Ai viaggi a Yellowstone sono legate un milione di tonnellate di emissioni annue, a prova di quanto il turismo pesi sul cambiamento climatico.
I parchi nazionali attraggono milioni di visitatori, ma ciò fa in modo che il turismo abbia un impatto significativo sulla corsa del cambiamento climatico. A offrire un’ulteriore prova sulla dinamica ha contribuito uno studio di recente pubblicato in PLOS Climate, che ha indagato sulle emissioni derivanti dai viaggi a Yellowstone. Il bilancio è allarmante e gli scienziati sperano che il lavoro smuova tanto i singoli, quanto le autorità.
Turismo e cambiamento climatico: il caso Yellowstone
Yellowstone offre un esempio lampante di quanto il turismo possa contribuire al cambiamento climatico. Il bilancio è stato redatto da un team della Utah State University, che ha analizzato i dati disponibili sul parco. Tra il 2015 e il 2019 la destinazione ha attratto ogni anno 4 milioni di visitatori, soprattutto durante l’estate.
In media ai viaggi è stato connesso il rilascio in atmosfera di 1,03 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Ogni turista è, dunque, “responsabile” della produzione di 479 chilogrammi di anidride carbonica. La maggior parte delle emissioni è collegata ai viaggi intrapresi per raggiungere e lasciare il parco. Questa costituisce il 90% dell’impronta di carbonio attribuibile al settore.
Perché il turismo influisce sul cambiamento climatico?
Il caso di Yellowstone mostra in modo emblematico quanto e come il turismo pesi sul cambiamento climatico. I dati peggiori riguardano, ancora una volta, gli spostamenti in aereo. Per quanto solo il 35% dei visitatori raggiunga il parco via aria, a tali viaggi è attribuibile il 72% delle emissioni. La sproporzione è dovuta al fatto che, soprattutto i lunghi voli, richiedono grandi quantità di carburante.
Anche viaggiare in auto non è del tutto carbon neutral, ma molto dipende da che tipo di mezzo si sceglie. Una volta raggiunta la destinazione a fare la differenza contribuiscono attività scelte, sistemazioni e strutture attive nella ristorazione. Il 9% delle emissioni è, infatti, legato agli spostamenti all’interno del parco e al pernottamento in loco. A pasti, negozi, gestione dei turisti e altre strutture interne è attribuibile solo l’1% dell’impatto in termini di CO2.
Come fermare il cambiamento climatico anche grazie al turismo
Il nuovo studio mostra che le scelte dei singoli nell’ambito del turismo possono fare un’enorme differenza nella lotta al cambiamento climatico. Gli esperti hanno, infatti, sottolineato che attraverso alcune strategie è possibile ridurre l’impatto dei propri viaggi in modo significativo. Concentrarsi sulle attrattive locali, piuttosto che optare per quelle a migliaia di chilometri di distanza rappresenta un primo passo.
Prediligere mezzi di trasporto green, come i treni, o scegliere i road trip aiuta, invece, a ridurre il peso ambientale degli spostamenti. Una volta raggiunta la meta, poi, scegliere consapevolmente dove alloggiare, facendo attenzione alle certificazioni green, rende la vacanza ancora più ecofriendly. Il lavoro esorta, comunque, anche le autorità ad adottare prospettive più ampie, che tengano conto sia degli aspetti economici, sia di quelli ambientali.
Emily Wilkins, del U.S. Geological Survey, ha specificato che è fondamentale approfondire la ricerca su come il cambiamento climatico influisca sul turismo e viceversa. Yellowstone, grazie alla propria estensione, assorbe ancora più CO2 di quanta ne producano i turisti, ma ciò non è vero per altre destinazioni. Parchi più piccoli raggiunti da una mole di visitatori significativa non possono contare sulla stessa fortuna.