L’idrogeno potrebbe essere il carburante del futuro e dal Texas arriva un metodo per recuperarlo dalla plastica scartata, a costi ragionevoli.
Per molti l’idrogeno rappresenta il futuro dei carburanti green, e ora alcuni ricercatori potrebbero aver trovato un nuovo metodo per estrarlo dalla plastica. Secondo quanto sperimentato in uno studio pubblicato in Advanced Materials, infatti, è possibile riscaldare i rifiuti in questo materiale, per ottenere idrogeno e grafene. Il processo non avrebbe impatto a livello di emissioni e potrebbe, persino, ripagarsi da solo, grazie al secondo prodotto “di scarto”.
Come produrre idrogeno dalla plastica
A concentrarsi su come la plastica scartata possa diventare una fonte di idrogeno ci ha pensato un team della Rice University, di Houston, in Texas. I ricercatori hanno esposto diversi campioni di rifiuti al riscaldamento flash joule. La tecnica consiste nel trasmettere a determinati materiali delle scosse elettriche brevissime, che vengono convertite in calore.
In 4 secondi la temperatura dei campioni è stata, allora, portata a oltre 2.000 °C. Si è, dunque, arrivati alla vaporizzazione dell’idrogeno e alla produzione di un residuo di grafene. Quest’ultimo è un materiale molto resistente e durevole, oggi ricercato in ambito energetico ed elettronico, che ha, quindi, un grande valore economico.
La plastica per risolvere il problema dell’idrogeno
Poter ottenere idrogeno dalla plastica scartata potrebbe cambiare radicalmente gli scenari futuri. Per quanto questo gas sia considerato il carburante di domani, infatti, ottenerlo è ancora troppo costoso e incredibilmente inquinante.
La maggior parte dell’H2 che viene impiegato oggi è definito “grigio”. Viene, cioè, ricavato dai combustibili fossili, generando una quantità di emissioni di CO2 importante. L’alternativa green è ottenere idrogeno dall’elettrolisi dell’acqua, attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. Il processo ha, però, costi estremamente elevati, che toccano i 5 $ al kg.
I vantaggi di ottenere idrogeno dalla plastica
Poter trasformare la plastica scartata in idrogeno offrirebbe molteplici vantaggi. Il processo permetterebbe, in primis, di riutilizzare quelli che, a oggi, sono ancora i rifiuti più presenti sul pianeta. Il fatto che, oltre all’idrogeno vaporizzato, si ottenga anche un residuo di grafene, renderebbe, poi, la dinamica auto-sufficiente dal punto di vista economico.
Kevin Wyss, autore leader, ha infatti, spiegato che se anche il grafene venisse venduto al 5% dell’attuale valore di mercato, l’idrogeno finirebbe per essere prodotto a costo zero. I ricercatori hanno provato a rendere chiara la portata del proprio lavoro analizzando il polietilene. Questo è composto per l’86% da carbonio e per il 14% da idrogeno. La nuova tecnica permetterebbe di recuperare il 68% di questo gas, a una purezza del 94%.
Wyss ha dichiarato che la speranza è che la nuova tecnica possa essere presto applicata su ampia scala. Di fronte all’obiettivo della neutralità carbonica da raggiungere entro il 2050, infatti, l’idrogeno grigio non può rappresentare una soluzione. Ogni anno l’umanità produce, poi, 430 milioni di tonnellate di plastica e poter riutilizzare i rifiuti risulta cruciale. Il processo non richiede, per altro, nemmeno di separare o lavare i materiali.