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Prima l’eolico o la tutela del paesaggio?

Prima l’eolico o la tutela del paesaggio?

Le associazioni ambientaliste italiane al confronto sulla transizione energetica e l’impatto sul paesaggio di eolico e fotovoltaico

Quando si parla di impianti rinnovabili come eolico e fotovoltaico e tutela del paesaggio, il dibattito si accende. Specialmente in Italia, che vanta fra i patrimoni naturalistici e culturali più ricchi del mondo.

Lo scorso dicembre, un documento pubblicato sull’argomento da alcune associazioni ambientaliste italiane ha infiammato gli animi, perché ha incontrato il disaccordo di altre. Vediamo quindi le diverse posizioni.

eolico paesaggio
Foto: Pixabay@Pexels

Legambiente, WWF e FAI: integrare il paesaggio con eolico e fotovoltaico è possibile

Lo scorso 9 dicembre, le tre associazioni hanno pubblicato il documento “Paesaggi rinnovabili, 12 proposte per una giusta transizione energetica”. In sintesi, la posizione delle organizzazioni è che oggi la transizione energetica è una delle principali priorità: l’attuale modello centrato sui combustibili fossili ha impatti non più sostenibili a livello di salute, inquinamento, biodiversità, cambiamento del clima, sovranità energetica.

Pertanto, se da un lato è vero che certi impianti hanno un impatto paesaggistico notevole, dall’altro si ritiene che sia stato dovuto a errori progettuali. Integrare un impianto eolico o fotovoltaico con il paesaggio è possibile: se fatto con criterio, non per forza costituisce una minaccia alla bellezza del territorio.

Inoltre, per la costruzione di questi impianti si tratterebbe di dare la priorità a zone industriali e commerciali, zone degradate o dismesse di ex discariche o cave, parcheggi, edifici pubblici. Se poi si parla di tetti solari in centri storici, non sarebbero da escludere a priori, ma da favorire a certe condizioni.

Italia Nostra: la transizione energetica non deve essere un dogma

Su alcuni punti, l’associazione si trova d’accordo con le tre che hanno realizzato il documento: la necessità di costruire un nuovo modello energetico rinnovabile; la creazione di comunità energetiche che consentono di ridurre i consumi e anche l’impatto paesaggistico dei grandi impianti; la rivalorizzazione di zone dismesse, degradate, industriali, commerciali, ecc.

Tuttavia, non si trova d’accordo sul tema dell’eolico e del suo impatto sul paesaggio: in certi casi, non è il progetto ad essere male adattato al contesto naturale, è il paesaggio che non è adatto ad ospitarlo. L’identità culturale dei luoghi sarebbe compressa, sia per chi la vive, sia per il turismo che viene a scoprirla.

Infine, in termini numerici, i 60 GW di potenza rinnovabile al 2030 non si raggiungono solo installando impianti, ma anche migliorando l’efficienza e il risparmio energetico. L’Italia è poco adatta all’eolico rispetto ad altri Paesi, secondo l’associazione, ma ha grandi potenzialità per il fotovoltaico: i 33 GW da raggiungere al 2030 sarebbero possibili con 50.000-60.000 ettari di area adatta, da ricercare negli spazi meno pregiati del territorio.

eolico paesaggio
Foto: Raphael Cruz@Unsplash

Trovare un equilibrio può essere la chiave

Da un lato è vero: le Soprintendenze, spesso, hanno ostacolato lo sviluppo di impianti rinnovabili per motivazioni discutibili. Dall’altro, però, la transizione energetica non dovrebbe avvenire senza condizioni.

Quello che bisogna trovare, secondo Italia Nostra, è un sano equilibrio. Investire sul fotovoltaico, ma evitare di consumare suolo. E investire anche sull’eolico, ma calcolare l’effettiva redditività energetica e tenere di conto dell’impatto sul paesaggio.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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