Il riscaldamento globale influisce sulle dinamiche di produzione, quindi l’inflazione climatica, che è ormai realtà, peggiora di anno in anno.
Quello di “inflazione climatica” è un concetto con cui, purtroppo, è ormai diventato inevitabile doversi confrontare. Con l’aumento delle temperature, infatti, le dinamiche di produzione di cibo e altre merci subiscono degli importanti cambiamenti e questi si traducono in un aumento significativo dei prezzi. Uno studio pubblicato di recente in Communications, Earth and Environment ha ora dimostrato che in futuro la situazione è destinata a peggiorare in modo, per altro, del tutto disomogeneo.
Inflazione climatica: cos’è?
Quando si parla di inflazione climatica si fa riferimento a una dinamica ben precisa. Con il primo termine si indica, infatti, un aumento dei prezzi di cui è naturale conseguenza la perdita di potere d’acquisto del denaro. L’aggiunta dell’aggettivo “climatica” mostra che a influire sui prezzi è, ormai, oggi, anche il riscaldamento globale.
A far lievitare i costi è soprattutto il fatto che le colonnine di mercurio stanno schizzando ovunque alle stelle, con gravi conseguenze per la produzione agricola, ma fenomeni meteo estremi e precipitazioni alterate hanno un impatto altrettanto significativo.
Come sarà l’inflazione climatica in futuro?
A dimostrare che l’inflazione climatica è destinata ad aumentare ci ha pensato un team del Potsdam Institute for Climate Impact Research. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi ai prezzi mensili di diversi beni e servizi raccolti tra il 1996 e il 2021 in 121 Paesi. Nel lavoro sono stati, dunque, presi in considerazione oltre 27.000 indici mensili, che sono stati, poi, confrontati con una serie di variabili climatiche.
Fra queste rientravano aumenti di temperatura, precipitazioni e fenomeni meteo estremi. Ne è emerso che, in base alle stime relative alle condizioni climatiche future, l’inflazione nel comparto alimentare potrebbe toccare quota 3,23% annui entro il 2035. A livello generale ciò si tradurrebbe in aumento dei prezzi dell’1,18% entro lo stesso anno.
Quanto sarà alta l’inflazione climatica nel mondo?
L’inflazione climatica sembra pronta a colpire l’intero pianeta, ma le disuguaglianze appaiono, come sempre, significative. Per quanto i rincari dei costi riguardino l’intero anno, per esempio, alle medie e alte latitudini le dinamiche stagionali rimangono importanti. I prezzi finiscono in queste aree per aumentare di più in estate, ma si riabbassano in inverno.
Le regioni già torride rischiano, invece, di subire danni più massici e permanenti. Aree tropicali, Paesi dell’Africa sub-Sahariana e Asia Meridionale si dimostrano le realtà più a rischio. Nazioni come Mauritania, Mali, Arabia Saudita e Iraq, dove a dominare è anche l’instabilità politica, preoccupano persino maggiormente.
Quanto salirà l’inflazione climatica?
L’inflazione climatica non potrà che salire in futuro, ma le proporzioni dell’aumento dei prezzi rimangono incerte. Molto dipende, infatti, da come l’umanità saprà controllare i livelli di emissioni.
Il rincaro dei costi al 2035 oscilla, dunque, tra lo scenario peggiore, che si concretizzerebbe nell’aumento medio già citato del 3,23% annuo nel comparto alimentare, e quello più ottimistico, in cui il valore si riduce a 0,92 punti percentuale. Per l’inflazione generale il range va dallo 0,32 all’1,18 della situazione più critica.
Il nuovo studio ribadisce che la crisi climatica ha effetti a lungo termine sull’economia e i dati relativi all’inflazione non fanno eccezione. Un aumento di 1 °C della temperatura media mensile si traduce in rincari dei prezzi di almeno un anno. Persino un episodico moltiplicarsi delle precipitazioni ha un impatto che perdura nel tempo e ciò non può essere trascurato.