Cosa sono le foreste vergini
Le foreste vergini sono scientificamente definite “paesaggi forestali intatti” (intact forest landscapes, IFL) e sono anche conosciute come foreste primarie. Si tratta di ampie porzioni di foreste, antiche e incontaminate, che presentano determinate caratteristiche: non sono state direttamente modificate dalle attività umane, ovvero non sono frammentate da strade o sfruttate per attività agricole industriali; si estendono per almeno 500 chilometri quadrati di lunghezza e 10 chilometri di larghezza; ospitano un’alta concentrazione di biodiversità; includono altri ecosistemi (ad esempio, zone umide, laghi e aree alpine).
Il ruolo delle foreste vergini per il clima
Le foreste vergini sono in grado di assorbire una grande quantità dell’anidride carbonica presente in atmosfera, uno dei gas responsabili del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Quelle delle aree tropicali sono le più efficaci: solo loro, catturano il 23 per cento di tutta la Co2 risucchiata dalle foreste del mondo. La densità di assorbimento delle zone tropicali incontaminate è tre volte superiore rispetto a quelle alterate dall’uomo.
Nel complesso, secondo le stime del Global Forest Watch, foreste e boschi inclusi all’interno dei paesaggi forestali intatti immagazzinano quasi un terzo (il 29%) di tutta la Co2 assorbita dalla vegetazione arborea globale che cresce sopra il livello del suolo.
Le foreste secondarie
Di certo, assorbono più anidride carbonica delle foreste secondarie, vale a dire quelle aree forestali che, dopo una significativa rimozione o perdita della vegetazione forestale originaria, avvenuta per cause umane (come estrazione di legname, incendi dolosi per la creazione di pascoli. ecc) o naturali (proliferazione di parassiti, cambiamenti climatici, ecc) si stanno rigenerando, in gran parte attraverso processi naturali. Senza ulteriori interferenze, la vegetazione secondaria può auspicare a tornare una foresta primaria grazie al lento ritorno di alberi forestali primari.