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Ailanto: la bellissima pianta devasta ecosistemi da combattere

Ailanto: la bellissima pianta devasta ecosistemi da combattere

Il bellissimo ailanto è un albero in grado di distruggere interi ecosistemi. Combatterla è una sfida, ma ora gli scienziati sono arrivati a una svolta.

L’ailanto è la dimostrazione che le apparenze ingannano. Questa pianta dall’aspetto meraviglioso, infatti, risulta terribilmente invasiva ed è in grado di sconvolgere interi ambienti. Il suo effetto sugli ecosistemi è devastante e, grazie alla sua tenace resistenza, eliminarla è una sfida. Gli scienziati sembrano avere ora individuato la chiave per la vittoria in un fungo, ma la cautela è d’obbligo.

Alianto la pianta da combattere

L’ailanto:

L’ailanto è un albero deciduo appartenente alla famiglia delle Simarubacee. Originaria della Cina è stata introdotta in Occidente 240 anni fa come albero da ombra e a scopo ornamentale. Da allora si è diffuso ovunque, tranne in Antartide. La corteccia è di colore grigio chiaro, le foglie si presentano verde brillante, mentre i semi assumono suggestive sfumature rosse e gialle. L’ailanto cresce di circa 1m all’anno, dopo aver raggiunto i 2,5 m nel primo anno di vita e può vivere fino a 100 anni. Il tasso di riproduzione è, poi, altissimo. Ogni pianta produce, infatti, centinaia di migliaia di semi e si moltiplica anche attraverso polloni sotterranei.

Una sfida:

L’ailanto rappresenta una terribile minaccia per gli ecosistemi. Essendo una pianta allelopatica è, infatti, in grado di inibire la crescita di altri vegetali, tramite il rilascio di sostanze chimiche. L’ailanto colonizza così zone immense decimando le specie autoctone. Risulta, poi, la dimora perfetta per diverse specie di insetti invasivi, fra cui cimici asiatiche e lanterne maculate. Joanne Rebbeck, fisiologa, ha affermato che fino a qualche tempo fa si riteneva che l’ailanto non avesse punti deboli. I fiori emettono infatti un pessimo odore e non ci sono animali che lo predino. Gli agricoltori ricorrevano ad aggressivi pesticidi, ma senza risultati apprezzabili. In Nord America ha devastato intere foreste, e ha causato danni a terreni e infrastrutture.

Il fungo:

La strategia di lotta all’ailanto sembra giunta a una svolta. Secondo un recente studio la chiave sarebbe il fungo Verticillium nonalfalfae. Questo provoca infatti nell’ailanto l’avvizzimento vascolare. Causa cioè l’ostruzione dei vasi e la pianta appassisce per mancanza d’acqua. Gli esperimenti sono, però, in corso. Nel 2017 alcuni scienziati hanno selezionato 12 aree di Pennsylvania e Virginia invase dall’ailanto e hanno inoculato il fungo in 656 piante. Solo gli esemplari di ailanto sono appassiti. L’ipotesi è che il fungo non rappresenti una minaccia per le specie native. L’utilizzo di organismi viventi nel controllo biologico può, però, avere serie conseguenze e deve essere accuratamente ponderato.

La lotta all’ailanto non può certo dirsi conclusa. Scott Salom del Virginia Tech ha infatti spiegato che siamo solo al primo passo. Ora è il momento di ripristinare gli ecosistemi e le piante autoctone. Viviamo in un mondo in cui l’azione dell’uomo sconvolge gli ambienti. Il fatto che un vegetale in oriente chiamato “Albero del paradiso” sia da noi conosciuto come “Albero dell’inferno” dovrebbe risultare ben più che un monito.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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