Quando un imballaggio è biodegradabile
Iniziamo col dire che, sebbene a volte siano usati l’uno accanto all’altro, non si tratta di sinonimi. Descrivono entrambe di scomposizione del rifiuto in sostanze più elementari. Ma questa trasformazione avviene in condizioni diverse, che vanno tenute a mente quando si deve buttare il prodotto che si ha tra le mani. L’Unione Europea definisce biodegradabili tutti quei “rifiuti che hanno natura tale da poter subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del composto si decompone in biossido di carbonio, biomassa e acqua”. E per essere definiti tali, devono decomporsi del 90 percento entro sei mesi.
Come spiega Novamont, azienda italiana leader nella produzione di bioplastiche, la biodegradabilità è la capacità di sostanze e materiali organici di essere degradati in sostanze più semplici mediante l’attività (enzimatica) di microorganismi. Quando il processo biologico è completo si ha una totale trasformazione delle sostanze organiche di partenza in molecole inorganiche semplici: acqua, anidride carbonica e metano. Grazie alla replicazione di questi processi naturali, anche i rifiuti organici derivanti dalle attività dell’uomo possono essere rimossi tramite la biodegradazione.
In pratica, si ottiene un processo di smaltimento meno impattante sull’ambiente di quelli tradizionali. Questo, però, implica l’individuazione di un ambiente e di condizioni ideali affinché la trasformazione avvenga a un ritmo compatibile con una gestione dei rifiuti su scala industriale. Tutto ciò, però, non significa che un prodotto biodegradabile possa essere conferito nel bidone dell’umido: se abbiamo tra le mani una bottiglia di plastica biodegradabile, questa dovrà andare comunque nella raccolta della plastica.
Quando un imballaggio è compostabile
Il discorso è diverso se questa bottiglia è compostabile (oppure sia biodegradabile, che compostabile). Con compostabilità si intende la capacità di un materiale organico di trasformarsi in compost, ovvero in un fertilizzante utilizzabile in agricoltura derivante dal trattamento dei rifiuti organici (tra cui l’umido che produciamo nelle nostre case), mediante il processo di compostaggio. Questo processo è aerobico, ovvero avviene in presenza di ossigeno.