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Nei supermercati italiani c’è ancora troppa plastica

Nei supermercati italiani c’è ancora troppa plastica

Una classifica di Greenpeace Italia e Il Fatto Quotidiano per valutare l’impegno nei supermercati a ridurre l’utilizzo della plastica monouso

I sistemi di riuso e ricarica sono ottimi per ridurre la produzione della plastica usa e getta e tutto l’inquinamento che ne deriva. Ma, nei supermercati italiani, quanto sono efficienti questi sistemi per abbandonare davvero l’abuso della plastica? Un’inchiesta congiunta di Greenpeace Italia e il giornale Il Fatto Quotidiano ha cercato la risposta e ha stilato una classifica delle principali catene di distribuzione italiane.

plastica nei supermercati
Foto: mali maeder@Pexels

I metodi dell’inchiesta

La classifica “Carrelli di plastica” è stata pubblicata lo scorso dicembre 2022, al termine di un’inchiesta condotta nei mesi scorsi che ha messo insieme i dati relativi al 2021.

Greenpeace Italia e Il Fatto Quotidiano hanno inviato un questionario ai gruppi Conad, Selex, COOP, Esselunga, Végé, Eurospin, LIDL e Sogegross, che rappresentano più del 70% delle quote di mercato. E hanno poi valutato le risposte sulla base di 3 criteri: 1) trasparenza, cioè la disponibilità a condividere i dati su volumi di plastica usa e getta utilizzata, l’uso di plastica riciclata e l’impiego di imballaggi riutilizzabili; 2) impegni volontari a ridurre l’utilizzo di plastica, come l’aumento di materiale riciclato o di prodotti venduti sfusi o con ricarica; 3) supporto a iniziative politiche che puntano a ridurre gli imballaggi in plastica monouso.

Plastica nei supermercati: quanto impegno c’è nel ridurla?

Selex, LIDL e COOP si sono posizionati ai primi tre posti della classifica, seguiti da Esselunga, Eurospin, Conad, Végé e Sogegross.

Esselunga è risultata la migliore per la trasparenza, davanti a COOP e Eurospin, mentre Selex, LIDL e COOP le più attive per gli impegni volontari. LIDL, Esselunga e Selex sono invece le uniche a supportare politiche di riduzione della plastica nei supermercati, con le prime due che sono le uniche favorevoli a introdurre sistemi come il DRS (Sistema di Deposito Cauzionale) per i contenitori di bevande.

A parte per Selex, che entro il 2025 si impegna a ridurre del 30% l’utilizzo di plastica e ad aumentare la vendita di prodotti sfusi o a ricarica, secondo l’inchiesta in tutti gli altri punti vendita mancano strategie coerenti basate su obbiettivi ambiziosi e a lungo termine, soprattutto per il riuso.

In generale, comunque, nelle tre categorie analizzate, nessun supermercato ha ottenuto un punteggio tanto alto da vedersi assegnato un “semaforo verde”.

plastica nei supermercati
Foto: ElasticComputeFarm@Pixabay

In Italia si può fare di meglio

Esperienze in altri Stati europei dimostrano che sistemi come il DRS permettono di massimizzare la raccolta e facilitare il riciclo. E recenti dati dell’ONU nell’ambito della “Life Cycle Initiative” fanno anche notare che il riuso di contenitori si traduce in molti benefici ambientali rispetto al monouso, indipendentemente dal tipo di materiale.

Eppure, fa notare Greenpeace, nei supermercati italiani la plastica abbonda. Nel nostro Paese manca un decreto attuativo per approcci come il DRS. E, secondo un’inchiesta realizzata dall’associazione lo scorso dicembre 2022, anche se esiste una legge (n. 1411 12/12/2019) che permette ai clienti di acquistare prodotti sfusi con propri contenitori, 30 punti vendita su 54 non hanno concesso questa possibilità perché non erano a conoscenza delle normative.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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