Uno studio ha dimostrato che le infiammazioni intestinali si ripercuotono sul cervello, con possibili conseguenze per le capacità cognitive.
L’organismo è un sistema complesso in cui nessun elemento esiste in maniera indipendente, quindi non dovrebbe stupire scoprire che le infiammazioni intestinali possono avere un impatto sul cervello. A provarlo ci ha pensato uno studio pubblicato in Neural Regeneration Research e ora i ricercatori sono pronti a continuare le indagini. Le alterazioni coinvolgono l’area cerebrale responsabile dei processi cognitivi e comprendere fino in fondo le implicazioni della relazione risulta fondamentale.
Infiammazioni intestinali: cosa provocano al cervello?
Il collegamento tra infiammazioni intestinali e cervello è ormai da anni al centro di diverse indagini. Le ricerche hanno già dimostrato che microbiota intestinale, l’insieme di tutti gli organismi che popolano l’intestino, e attività cerebrale si influenzano a vicenda. Le alterazioni del primo aumentano il rischio di sviluppare obesità, diabete e patologie autoimmuni, ma sembrano anche associate all’insorgenza di disturbi cognitivi.
Le patologie infiammatorie dell’intestino fanno sì che le probabilità di andare incontro ad ansia, depressione, attacchi di panico e persino malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer si alzino, anche se i meccanismi alla base di tale correlazione sono ancora in gran parte sconosciuti.
In che modo le infiammazioni intestinali possono influire sul cervello?
La relazione tra infiammazioni intestinali e cervello è stata di recente al centro di uno studio condotto nel Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche. I risultati hanno mostrato che la colite cronica, patologia tra le più diffuse, provoca neuroinfiammazione e altera in modo significativo i processi di neurogenesi, ovvero di formazione di nuovi neuroni, nell’ippocampo.
Quando l’intestino non è in salute si generano, anche, squilibri chimici che influenzano l’assimilazione di amminoacidi, lipidi e vitamina B1. Quest’ultima è, però, per esempio, fondamentale per il ricambio cellulare e per il corretto funzionamento di cuore, nervi e cervello. Oltre alla colite al centro delle indagini troviamo anche altre patologie, fra cui rientrano morbo di Crohn, cancro del colon retto e sindrome dell’intestino irritabile.
Infiammazioni intestinali e cervello
Appare ormai evidente che indagare sul rapporto tra infiammazioni intestinali e cervello risulta cruciale. Simonetta Pazzagli, responsabile del Laboratorio ENEA di Tecnologie biomediche e coautrice, ha spiegato che studiare la complessa interazione tra i due organi potrebbe aiutare a mettere a punto nuove strategie terapeutiche.
Gli scienziati si chiedono ora, per altro, se curare il microbiota intestinale possa tradursi in un alleviamento dei sintomi delle malattie neurodegenerative e sono pronti ad approfondire. Per quanto esistano ipotesi accreditate, non è ancora chiaro, poi, se le perturbazioni dell’asse intestino-cervello possano influenzare anche l’oncogenesi, ovvero facilitare l’insorgenza di tumori cerebrali.
Il nuovo studio apre importanti prospettive sul rapporto tra infiammazioni intestinali e attività del cervello, ma non può essere ritenuto esaustivo. I dati su tali patologie mostrano che progredire nella ricerca è fondamentale. L’incidenza di tali disturbi nei Paesi industrializzati è, infatti, in continua crescita e spesso si traduce in un aumento dei costi per singoli e sanità. Diversi studi hanno provato che tra i pazienti affetti da patologie infiammatorie dell’intestino il tasso di depressione raddoppia e ciò appare significativo.
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