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Bioplastica, raggiunti in anticipo gli obiettivi sul riciclo in Italia

Bioplastica, raggiunti in anticipo gli obiettivi sul riciclo in Italia

Buoni risultati per il settore del riciclo delle bioplastiche in Italia, che raggiunge in anticipo gli obiettivi fissati per il 2030.

Negli ultimi anni l’Italia ha fatto parlare bene di sé per quanto riguarda alcuni settori, come ad esempio quello del riciclo. In questo ambito ha mostrato esempi virtuosi che sono diventati dei modelli per gli altri Paesi europei. Ad esempio, per quanto riguarda il riciclo della bioplastica, sono stati raggiunti in anticipo gli obiettivi fissati da raggiungere per il 2030.

Bioplastica, raggiunti in anticipo gli obiettivi sul riciclo in Italia
riciclo bioplastica

Il riciclo della bioplastica in Italia

In Italia sono presenti circa 155 impianti di trattamento della bioplastica compostabile. Attraverso il lavoro di queste strutture sono stati trattati il 60,7% degli imballaggi realizzati con questo materiale. Si parla quindi di circa 46.600 tonnellate di bioplastica. Certo di lavoro ce ne è ancora da fare, tenendo conto che sul mercato sono state immesse 76.800 tonnellate di questo materiale.

Tuttavia, nonostante i miglioramenti che si possono ancora ottenere, in Italia sono stati raggiunti dieci punti percentuali in più rispetto all’obiettivo che era stato fissato per il 2025 (50%). Inoltre, sono cinque punti percentuali in più rispetto a quello prefissato per il 2030 (55%). Secondo il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica compostabile (Biorepack), i risultati potevano essere maggiormente significativi se la frazione umida raccolta fosse stata più pura.

Cosa sono le bioplastiche

Le bioplastiche nascono come alternativa alla plastica tradizionale. Questi materiali sono pensati per avere le caratteristiche della plastica limitandone conseguenze negative che possono avere sull’ambiente. Nello specifico, sono polimeri con la caratteristica di essere compostabili o biodegradabili. Possono essere ottenute da diverse fonti, come ad esempio dalle piante o dagli scarti di produzione, ma possono essere altresì ancora prodotte lavorando il petrolio.

Bisogna distinguere quelle che sono compostabili da quelle biodegrabili. Infatti, nel primo caso si tratta di un materiale che può essere conferito tra i rifiuti organici e potrà essere soggetto ai processi di compostaggio che lo trasformeranno in compost. Nel secondo caso, invece, è un materiale che tramite dei processi naturali viene degradato in sostanze più semplici che non rilasciano sostanze inquinanti.

Anche la bioplastica inquina

Non c’è nulla da fare: un rifiuto rimane sempre un rifiuto e può in ogni caso inquinare. Questo vale anche per la bioplastica. Infatti, uno studio pubblicato su Science Direct parla degli eventuali effetti inquinanti della bioplastica se rilasciata nell’ambiente. Gli studiosi hanno visto che i rifiuti di questo materiale possono avere delle conseguenze simili a quelle provocate dalla plastica tradizionale se viene buttato in mare o in spiaggia.

Ad esempio, sia la plastica convenzionale che la bioplastica influenzano il modo con cui alcuni molluschi, come i mitili, si attaccano alle rocce marine. Inoltre, hanno un’influenza anche su un altro animale marino. Nello specifico, questi materiali possono influenzare l’attività enzimatica del sistema digestivo e branchiale delle cozze.

Smaltire i rifiuti nel modo corretto

La migliore azione che possiamo fare per il nostro pianeta è quella di utilizzare la minor quantità di imballaggi possibili, anche se sono in bioplastica. Quando non è possibile, è invece assolutamente necessario differenziarli e smaltirli nel modo corretto affinché possano essere riutilizzati o avviati ad un processo di riciclo.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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